Mercoledì, 04 Dicembre 2024

Come fare le escursioni in sicurezza in montagna

Lo spiega Paolo De Luca (maestro di sci e di escursionismo) in un articolo.

(AGENPARL) – Roma, 29 mag 2017 – Abbiamo intervistato Paolo De Luca, Maestro di Sci, Maestro di Escursionismo. Ha fatto parte dell’organico del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del C.A.I. al Gran Sasso per oltre dieci anni con la qualifica di tecnico di soccorso alpino e di elisoccorso.
La   escursioni in montagna sono, senza dubbio, una delle più belle attività del tempo libero in estate, in quanto oltre a fare esercizio fisico, si ha l’occasione  di   conoscere   luoghi meravigliosi, di godere della natura, di ambienti incontaminati, il tutto accompagnato da sano divertimento. Al tempo stesso, però, è un’attività che  richiede conoscenza,   esperienza,   preparazione, capacità di valutazione, equipaggiamento adeguato nonché   sicurezza di passo, assenza di vertigine, eccellente condizione psicofisica   e prudenza, molta   prudenza:   un approccio umile e rispettoso   è   il presupposto   per   trascorrere una giornata   in   totale   sicurezza e per non incorrere in pericoli .


Scopriamo come evitare i pericoli che si nascondono sui sentieri montani con Paolo De Luca di Pietracamela (Te), Accompagnatore di m. Montagna – Maestro di Escursionismo dal 1992 e Maestro di Sci dal 1994.
Con l’aumentare degli escursionisti, purtroppo cresce anche il numero degli infortuni perché si ha l’ingenuità di pensare che andare in montagna sia   possibile a tutti senza preparazione   e   senza   allenamento. A volte si parla di tragiche fatalità, ma nella maggior parte dei casi si tratta di superficialità e scarsa preparazione, fisica tecnica e mentale. Infatti, molte tragedie si potrebbero evitare se gli escursionisti   facessero più attenzione alle indispensabili misure di sicurezza: non è raro che si trovino in difficoltà   perché   affrontano un sentiero al di sopra delle loro capacità. Le statistiche del Corpo Nazionale Soccorso Alpino   del C.A.I.   rivelano che il 75% degli infortuni   estivi   sulle   vette sono   causati   non   da   scalate   impervie   ma da banali scivolamenti   sui pendii.   Per effettuare trekking   in totale sicurezza è pertanto importante non sottovalutare le insidie che la quota può nascondere ai meno esperti   e a coloro che per la prima volta si accingono a vivere vacanze in montagna   all’insegna   della   natura e del relax. Ma c’è un altro aspetto che emerge prendendo in esame gli interventi di soccorso in montagna. Tutti ci troviamo a fare i conti con i giorni di ferie e la gente approfitta del poco tempo libero per dedicarsi alle proprie passioni, alpinismo, sci- alpinismo, escursionismo compresi. Così, pur di non rinunciare a un’escursione nel poco tempo libero, c’è chi azzarda qualcosa in più. Una scelta che a volte può costare cara. Ed ecco allora gli escursionisti bloccati in quota per il maltempo o gli infortuni per il terreno reso particolarmente scivoloso dalle piogge.
Partendo dalla mia esperienza (sono nato in montagna, ed ho acquisito una grande sensibilità nel riconoscere istintivamente le insidie ed i pericoli) , è maturata l’idea di questa   breve guida con alcuni suggerimenti   da   seguire   per affrontare con la dovuta consapevolezza la montagna ed i suoi rischi.

Come va scelto il percorso?
Le   escursioni   in montagna   vanno pianificate bene ed affrontate   in condizioni   fisiche   adeguate,   scegliendo   percorsi   con   profili   altimetrici   che siano al di sotto   delle proprie   possibilità   ed evitando   accuratamente   di   strafare.   Bisogna tener presenti   due   concetti   fondamentali:   difficoltà   e lunghezza   dell’itinerario.
Il primo, la difficoltà, deve essere in funzione di quelle che sono le nostre capacità tecniche e la nostra esperienza; il secondo, la lunghezza, è chiaramente in funzione delle nostre condizioni   fisiche e dell’allenamento. In ogni caso mai sottovalutare   il percorso perché   le insidie si possono   nascondere anche nei   tratti apparentemente più   semplici.

Esiste una “progressione” da seguire?
Una   stagione   escursionistica   può  prevedere   percorsi   gradualmente   sempre   più impegnativi,   anche per coloro che non sono esperti e che possono ritagliarsi itinerari su misura. A meno che non si tratti di una semplice passeggiata, però, è sempre importante allenarsi fisicamente prima di iniziare; se si hanno dubbi   sulla propria condizione psicofisica, è meglio chiedere consigli ad un medico prima di avventurarsi in escursioni,   anche   giudicate   modeste. Questo perché a quote non altissime, la riduzione di ossigeno (ipossia) può causare problemi anche seri (sindrome da mal di montagna, cioè cefalea e nausea) ed è importante,   non tornare mai distrutti da un’escursione: stanchi, certo, ma non spossati.   L’escursione non è una forma di espiazione , né una sorta di impresa di cui vantarsi   tra amici: deve costituire invece un’esperienza   di benessere e divertimento. Vivere la montagna ha anche un ruolo terapeutico perché la fatica è la migliore medicina per l’uomo moderno. Il raggiungimento di un obiettivo genera sempre un rilascio di endorfine che creano connessione con l’ambiente  ed è quindi inevitabile per l’appassionato vivere il desiderio di ripetere l’esperienza, riprovare quelle soddisfazioni, riattivare le motivazioni più profonde nell’affrontare la prossima escursione.

Prima   di   iniziare   un’escursione,   cosa   è   importante fare?
Prima di intraprendere anche una semplice passeggiata in montagna, è opportuno consultare i bollettini meteo , considerando, anche,  che il tempo   in montagna può   cambiare in   pochi   minuti, come ad   esempio accade sulla catena montuosa   del   Gran Sasso d’Italia, data   la   sua   particolare   vicinanza   ai   due   mari. E’ preferibile farlo   la mattina stessa per avere dati più aggiornati e attendibili; naturalmente in caso di maltempo è meglio rimandare che sfidare le insidie della montagna perché In caso di pioggia, i sentieri possono diventare scivolosi. Se ci si avventura per la prima volta   in ambiente montano,   bisogna scegliere un itinerario facile, con un percorso possibilmente a bassa quota, senza particolari pendenze e con tempi di percorrenza   limitati a poco più di un ora per   iniziare   ad   abituarsi, gradualmente,  all’ambiente ed al clima.
Oltre la verifica delle condizioni metereologiche, è basilare studiare bene il percorso prima di partire e procurarsi una cartina con i sentieri della zona, perché anche i passaggi apparentemente   più   sicuri possono   diventare   pericolosi. Le guide cartacee   da sempre sono infatti il riferimento per gli escursionisti: precise, sempre aggiornate e dettagliate, indispensabili per   ferrate ed attraversamenti, per il calcolo dei dislivelli, per raggiungere rifugi e vette; riportano tutta la numerazione ed il grado di difficoltà dei sentieri in modo da poter scegliere il percorso con cura, precisione e sicurezza. Tra tutte le guide disponibili, è da preferire   la carta topografica I.G.M. (Istituto Geografico Militare) perché più dettagliata: la difficoltà dell’itinerario è indicata con sigle convenzionali (T, E, EE, EEA), partendo dal percorso più facile, per arrivare a quello più impegnativo e difficile. Le linee rosse continue indicano un sentiero   facile,   quelle tratteggiate   segnalano un percorso   abbastanza difficile, quelle punteggiate   corrispondono   a   tratti   esposti   che   i   principianti   devono   assolutamente   evitare.

In   montagna   con   chi?
E’   preferibile non avventurarsi mai da soli. Se si è alle prime armi e non sicuri delle proprie capacità, è importante rivolgersi ad un professionista della montagna, Guida Alpina o   Accompagnatore di media Montagna perché sono gli unici garanti della sicurezza. Anche   se   si   ha   una   certa   esperienza   è   opportuno andare almeno in   due   perché   in   caso di necessità   è   sempre   meglio   avere   qualcuno   al proprio fianco!

Cosa è fondamentale   nell’abbigliamento?
Dopo il cervello, la scarpa è l’elemento più importante dell’escursionista: è indispensabile e non si può fare a meno di preferirne una adatta. La calzatura da trekking deve   essere scelta con cura ed avere una suola flessibile antiscivolo (possibilmente gomma Vibram) e della misura giusta, non troppo larga perché il piede deve poter   “sentire”   il terreno ma neanche troppo stretta per evitare così   la   formazione   di   vesciche. Basse e morbide con suole artigliate per le passeggiate di fondo valle, alte e rinforzate sui fianchi per escursioni, vie ferrate e ghiaioni. Le scarpe sbagliate e non idonee   al tipo di attività sono causa di cadute e slogature. Da non sottovalutare l’importanza dei calzini:    meglio lana o fibra perché si bagnano meno e riducono l’attrito con lo scarpone; preferibilmente fino all’altezza del ginocchio così riparano dai morsi delle vipere. Niente cotone   perché   tende   a   bagnarsi e a scaldare troppo il piede:   traspirabilità   per   prima   cosa.

Come   bisogna   vestirsi?
Suggerisco un abbigliamento a strati, tipo ” cipolla” perché   alla partenza la temperatura   è   gradevole ma dai duemila metri   in sopra   può calare in maniera brusca: il termometro si abbassa di 6/7 gradi ogni mille mt di dislivello ed i venti in quota intensificano notevolmente la percezione del freddo.   E’ quindi   importante   indossare   più   strati di indumenti   per proteggersi sia dal caldo sia dal freddo. La scelta dei capi da indossare quindi va valutata sotto l’aspetto tecnico prima che estetico.   In commercio esistono capi di abbigliamento   sportivo realizzati con tessuti   leggeri, traspiranti, resistenti   grazie a tecniche di lavorazione sofisticate in grado di assicurare il massimo comfort   in tutte le situazioni   climatiche.

Cosa   non   bisogna   veramente   sottovalutare?
Anche   se   è   estate,   in alta quota ci si può imbattere in climi invernali, senza trascurare la possibilità di   un forte temporale,   più frequente nelle ore del pomeriggio. Giacca a vento   impermeabile e cambio di abbigliamento riposti nello zaino saranno decisivi.   Quello che proprio non si può evitare , con tutta la prudenza del caso, è il rischio di fulmini:   poco frequenti ma possibili. Il consiglio è il consueto: non sostare in luoghi aperti o zone su cui si possono scaricare, come sotto alberi isolati, lungo le vie ferrate,   in prossimità della vetta o di una cresta;  stare lontani dai corsi d’acqua (anche perché il temporale può provocare un aumento della portata dei fiumi) e   non utilizzare il telefonino. In caso di improvviso maltempo, è importante   subito cercare riparo in una grotta o meglio in un rifugio alpino. Se vi trovate insieme a dei bambini, per “distrarli” suggerisco un ottimo passatempo: invitarli a calcolare la distanza del temporale, contando i secondi che passano tra il lampo e il tuono ( 5 sec=5km).
Attenzione   alla   nebbia.   Può formarsi in breve tempo anche con buone condizioni climatiche e rendere difficile l’orientamento. In caso di nebbia mai separarsi   dal gruppo, restare a portata di voce degli altri componenti   e tornare a valle sempre uniti, perché   è provato che l’essere umano si disorienta in mezzo alla nebbia ed inizia a girare attorno ad un cerchio seguendo le impronte sul terreno, senza sapere che sono le sue lasciate al giro precedente!!   (quindi gira sempre attorno a se stesso   senza mai tornare a valle!!).


Cosa   portare con sé?
Nello zaino non deve mai mancare una borraccia d’acqua perché in montagna si perdono molti liquidi con conseguente affaticamento del cuore. E’ importante sforzarsi di bere più del normale in quanto una buona idratazione contribuisce a ridurre la secchezza dell’aria ed  aiuta inoltre a sostituire i fluidi   persi a causa della pesante respirazione   legata alla quota e allo sforzo fisico. Bere liquidi favorisce inoltre una sufficiente fluidità del sangue: è bene non scordarsi che in quota il sangue tende a divenire più denso a causa della produzione di globuli rossi da parte del corpo nel tentativo di “catturare” la massima quantità di ossigeno possibile.
Oggi   va’   per la maggiore il “camel bag”: si tratta di uno zaino dotato di un piccolo serbatoio con tubicino collegato tramite il quale colui che lo porta alle spalle può bere ed idratarsi senza doversi necessariamente fermare . E’ inoltre importante avere sempre gli occhiali da sole con protezione laterale, la crema protettiva solare, lo stick per le labbra, la giacca antivento (possibilmente impermeabile), gli indumenti di scorta, tra i quali guanti e cappello perché la dispersione termica avviene maggiormente   dalla   testa e dalle mani. Non può alla fine mancare l’occorrente per le situazioni di emergenza: bussola, altimetro, telo termico, lampada frontale, 10 metri di cordino e casco protettivo, imbracatura, 4 metri di cordino da 11mm, un moschettone a ghiera di sicurezza e due da ferrata ( nel caso si voglia scegliere un sentiero attrezzato), kit di primo soccorso (lozione per punture di insetti, siringa aspira veleno,   acqua ossigenata e garze).   Particolare attenzione merita la scelta del telefonino. Negli smartphone, si   può   scaricare   l’applicazione “GeoResQ”. E’ un nuovo servizio di geolocalizzazione e d’inoltro delle richieste di soccorso che tiene traccia del percorso comunicandolo a chi volesse seguirci da casa e per inoltrare tempestivamente la richiesta di soccorso alla centrale operativa attiva 24 ore su 24. GeoResQ vuole essere un valido aiuto ( ma non è onnipotente) per incrementare la sicurezza in montagna. Utile per il corretto funzionamento del cellulare e della lampada è il controllo periodico delle batterie per verificare la carica residua   e l’utilizzo di tipi ad alta capacità. Se l’escursione si protrae per più giorni aggiungere un sacco lenzuolo oppure un sacco a pelo (obbligatorio nei rifugi CAI di tutta Italia) e denaro in contanti perché spesso non c’è la possibilità di pagare con la carta di credito. Portare sempre con sé i numeri telefonici dei contatti utili della zona (ad esempio quello dell’albergo , dei rifugi alpini presenti nella zona ecc.).   Non bisogna però fidarsi solo delle attrezzature perché la differenza la fa l’abitudine al territorio, al movimento. Non basta andare su internet, scaricare una App e comperare attrezzature super tecnologiche. L’esperienza si fa poco alla volta e timorati della montagna. Quando ho iniziato io ad andarci si faceva tutto lentamente, non avevamo internet; c’erano solo le prime guide cartacee. Ora c’è uno scambio dati e informazioni aggiornate, ma la montagna ha bisogno di tempo per maturare esperienza.
L’esperienza è fondamentale per non incorrere in infortuni che a volte possono avere conseguenze drammatiche.
Una   volta   iniziata   l’escursione?
Prima di incamminarsi, è importante comunicare preventivamente   e   con precisione   a parenti o amici la meta, l’itinerario scelto, l’ora prevista del rientro in modo da dare la possibilità concreta, in caso di un eventuale soccorso, di essere localizzati   il prima possibile.
Una volta partiti:

  • ricordare di non iniziare con un passo veloce perché, nella prima parte dell’escursione è necessario   fare un riscaldamento, senza forzare il passo: si avrà tempo per stancarsi quando il sentiero inizierà a “tirare”, diventando più ripido;
  • non dimenticare, inoltre, che si deve tornare anche indietro: dosare correttamente gli sforzi è fondamentale;
  • seguire fedelmente il resto del   gruppo e stabilire punti di riferimento   durante il percorso per orientarsi in caso di smarrimento;
  • seguire sempre il tracciato del sentiero   perché   è   sicuro e contraddistinto da segnavia di colore bianco rosso; nei tratti in cui è esposto   bisogna   prestare attenzione   soprattutto in presenza di neve;   tali passaggi vanno poi   evitati   se   c’è   ghiaccio;
  • sul sentiero   bisogna prestare   molta   attenzione   non   solo   a   non   scivolare,   ma   anche a non   far   cadere   sassi   su coloro che si trovano   più a valle: se   dovesse partirne uno, bisogna subito   gridare per   avvertire del pericolo;
  • Se il   sentiero   diventa   impegnativo   e   ci   sono   piccoli balzi da superare, non   si deve aver   paura di “ sporcarsi “ le mani; è   importante   utilizzare   mani   e   braccia   per   superare   questi ostacoli.



“Fiato grosso”,   cosa   fare?
Salendo di quota, per compensare la diminuzione di ossigeno si è costretti a respirare più velocemente e restare senza fiato è normale: non appena si inizia ad avvertire   la stanchezza,   è consigliabile fermarsi   per recuperare e, con l’occasione, ammirare il panorama. L’ideale sarebbe fare una pausa di   5-10 minuti per ogni ora di camminata   anche per   abituare   l’organismo alla nuova altitudine e alle quantità   progressivamente inferiori di ossigeno ( processo di  “acclimatazione all’altitudine”).   Se pochi minuti non bastano a riportare la frequenza del   battito cardiaco alla normalità,   è consigliabile prendere più tempo e magari fare uno spuntino con cibi leggeri , come, ad es., insalata di pasta, di cereali o di riso perché, in condizioni di affaticamento, lo stomaco rigetta cibi troppo complessi, mentre sono ottimi gli alimenti semplici ed energetici   come biscotti integrali,   frutta   secca. E’ bene utilizzare zuccheri semplici come il fruttosio, mentre la frutta secca è ricca di potassio ed aiuta a prevenire i crampi. Da evitare cibi salati o piccanti perché inducono ulteriore sete : da qui emerge che è fondamentale allenarsi   fisicamente prima di affrontare un’escursione!

In quale momento dell’escursione bisogna prestare maggiore attenzione?
Bisogna   essere sempre attenti, prudenti   e vigili;   l’escursione in montagna inizia appena lasciamo l’auto o la struttura ricettiva turistica e finisce   quando torniamo da dove siamo partiti!   Particolare attenzione merita la discesa perché può diventare pericolosa se la si affronta in condizioni di notevole stanchezza   e distrazione (diventano frequenti storte alle caviglie soprattutto nei tratti di ghiaia). In questi casi è doveroso procedere lentamente, camminare al centro del sentiero e mai sul margine, cercare di poggiare il piede in posizione trasversale rispetto alla pendenza del terreno per avere così più aderenza al suolo. E’ vivamente   consigliato   l’utilizzo dei   bastoncini da trekking   perché aiutano a scaricare parte del   peso   sulle   braccia alleggerendo così la fatica e le sollecitazioni   alle ginocchia.   Una cosa da non trascurare: se   si   prevede   di   fare   tardi perché   intrattenuti   da un’allegra compagnia in un rifugio, avvisare per tempo la famiglia in modo da evitare un inutile allarmismo.

E   la   sera finalmente a   casa
Rientrati a casa – ragionevolmente affamati – dopo la doccia, mai abbuffarsi con cibi abbondanti, ricchi di grassi e con scarso valore nutrizionale.   Per un rapido recupero fisico e per avvertire meno il senso di stanchezza   sono da   preferire pasta, legumi, cereali, frutta & verdura e acqua a volontà.   Sconsigliabile nelle ore   successive   l’escursione   assumere   carne   rossa   perché     facilita il processo di acidificazione dei muscoli, al limite è preferibile scegliere quella bianca.

Ho provato a riportare alcuni consigli, alcune raccomandazioni ma in realtà non sono che una sintesi dell’immenso bagaglio tecnico esistente e sarebbero ancora molte le cose da dire. Questo però non deve indurre   a pensare che la montagna è per pochissimi e che è meglio restare a casa: quello che ho cercato di far emergere è proprio, invece, che si può godere del fascino e della bellezza della montagna, immergendosi   in ambienti stupendi, adottando   semplici piccoli accorgimenti, guidati dal buon senso e da accortezza. La natura va rispettata   ed   ascoltata:   riconoscere o prevenire   un   pericolo nascosto, essere   coscienti delle proprie capacità e delle proprie forze, può far sì che una bella escursione rimanga tale…in   modo   da   ricordarla   tutto   l’anno!
Nella speranza   di essere   riuscito nel mio intento, non resta che augurare buone escursioni a tutti nel rispetto delle regole dettate dalla sicurezza, nel rispetto dell’ambiente montano – flora e fauna e nel rispetto delle regole del buon senso   in   generale, delle culture e delle tradizioni locali.
Permettetemi due ultime raccomandazioni nell’interesse di tutti gli amanti della montagna: mai   lasciare i rifiuti in giro, ma riportarli  a valle. Se una buccia di banana ci mette circa 6 mesi   a degradarsi, una lattina impiega   500 anni!
Evitare di fare rumore perché la montagna è fatica, solitudine, silenzio…. e chissà, magari si potrà anche avere la fortuna di vedere qualche animale selvatico!

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